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Cenni storici di medicina manuale

Origini della medicina manuale e riflessa
Gemmer, da dove nasciamo

Storia della medicina manuale e riflessa.

Nel corso dei secoli, nelle diverse aree del mondo ed in contesti socio-culturali estremamente diversi, le terapie manuali si sono affiancate allo sviluppo della medicina stessa, nel trattamento dei disordini muscolo-scheletrici e di una moltitudine di condizioni patologiche ad opera di medici, guaritori, aggiusta-ossa (bone-setters).

Nella cultura medica occidentale, iniziata con Ippocrate e arricchita dagli studi anatomici di Vesalio, figure di rilievo quali P.H. Ling a Stoccolma, A.T. Still a Kirksville e J.H. Cyriax a Londra, in tempi e modi diversi, fisicamente lontani tra loro, in un momento storico che non permetteva grandi connessioni, hanno saputo rielaborare e arricchire un corpus di tecniche manuali, nozioni anatomo-fisiologiche e principi filosofici per dare origine  alle moderne figure professionali dei fisioterapisti e degli osteopati.

Attualmente coesistono numerosissime scuole di pensiero nel campo delle terapie manuali, che non si scostano molto l’una dall’altra e ognuna con la presunzione di unicità, diversità, superiorità o paternità del proprio metodo.

Il limite di molte di esse è di interessarsi esclusivamente al trattamento della componente meccanica dei disturbi scheletrici implicata nella genesi delle diverse patologie, trascurando il fatto che il recupero delle funzionalità della parte del corpo interessata dalla problematica ha luogo per effetto della risposta neurofisiologica dell’organismo ai relativi trattamenti effettuati.

Quindi, il tutto si verifica seguendo meccanismi naturali ed organici, non meccanici, dove all’origine troviamo il sistema neuro-vegetativo. Nella maggior parte dei casi infatti non è presente una malattia organica ma una malattia funzionale dell’organo.

La medicina tradizionale in questi casi si limita al trattamento del sintomo, che da solo  non è sufficiente a risolvere il disturbo.

Le riflessoterapie quali l’agopuntura, l’auricolomedicina, la medicina manuale sono molto efficaci nel modificare il funzionamento degli organi. Gli effetti clinici di queste metodologie possono essere spiegate dal punto di vista neurofisiologico grazie alle proprietà della cute, intesa come estensione del Sistema Nervoso Centrale di cui condividono l’origine embriologica ectodermica.

I pionieri di questa visione sono stati medici quali Henri Jarricot, Henry Head, J.E.H. Niboyet che per primi hanno notato come in presenza di una malattia organica o funzionale di un organo le caratteristiche fisiche della cute si modificavano e questo ha reso possibile la costruzione di cartografie, dette somatotopie cutanee in regioni corporee anche distanti dall’organo interessato, a livello dell’iride, del padiglione auricolare, del  piede, della mano, del tronco, della testa.

Queste somatotopie riflettono gli squilibri fisiologici ed energetici dell’organo rappresentati attraverso alterazioni tessutali palpabili manualmente e detettabili elettricamente  che sono in relazione con l’estensione e la gravità della patologia in atto, l’etiologia e la colorazione affettiva.

Le somatotopie cutanee possono essere utilizzate, attraverso opportune metodiche, per valutare le condizioni vitali e funzionali dell’organo rappresentato (diagnosi riflessologica), per inviare stimoli terapeutici all’organo (riflessoterapia) e per valutare l’efficacia del trattamento attraverso la scomparsa della zona tessutale attiva.

I punti che troviamo nelle somatotopie sono in funzione dell’origine neuroembriologica del tessuto da cui origina la patologia (endoderma, ectoderma o mesoderma)

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