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Il Primo Corso della Scuola Biennale di Terapia Manuale: un’immersione nel concetto neuroanatomico Bourdiol-Bortolin

C’è una differenza sottile ma sostanziale tra partecipare a un corso e vivere un’esperienza formativa che lascia il segno. È proprio questa la sensazione che si respirava durante il weekend del 21-23 marzo, quando ha preso il via il primo dei seminari della Scuola Biennale di Terapia Manuale, fondata sul concetto neuroanatomico Bourdiol-Bortolin.

Sotto la guida del Dott. Roberto Carniel, presidente della scuola, professionisti della riabilitazione provenienti da tutta Italia si sono immersi in tre giornate intense di teoria, pratica e confronto, con un focus preciso: il trattamento delle patologie del complesso occipito-atlanto-assiale, con particolare attenzione a cefalee e vertigini.

Dalla struttura embrionale al tocco clinico.
Fin dalle prime ore del venerdì si è percepito una partecipazione significativa. La Dott.ssa Roberta Bortolin, il Dott. Paolo Buselli e il Dott. Stefano Fraccaro hanno guidato i partecipanti in un viaggio che ha unito scienza e pratica, partendo dalle fondamenta: i tre foglietti embrionali, i biotipi e il loro sviluppo. Ma non è stata una semplice lezione: è stato un invito a guardare il paziente con occhi nuovi, con una lente neuroevolutiva, per capire dove e come intervenire con efficacia. Le fasi manipolative sono state affrontate con rigore, ma anche con una passione palpabile.

Dove anatomia e relazione si incontrano.
Il sabato ha avuto il respiro della scoperta. Il Dott. Matteo Baccega ha reso viva e accessibile l’anatomia del rachide cervicale superiore, aprendo le porte alla comprensione profonda del sistema neuroanatomico e delle sue implicazioni cliniche. Poi è stato il turno della Dott.ssa Roberta Bortolin, che ha portato l’attenzione su due protagonisti assoluti: Atlante ed Epistrofeo. Ma il cuore pulsante della giornata è stato un altro: la sostanza reticolare, una formazione chiave che agisce da filtro per tutte le informazioni in entrata e in uscita del sistema nervoso centrale. Imparare ad attivarla, attraverso la terapia manuale e non solo, è un cambio di paradigma. E poi, lo sguardo: grazie alla valutazione delle forie introdotta dal Dott. Cosimo Pellicanò è possibile riconoscere alterazioni cervicali anche attraverso il filtro dello sguardo del paziente. Un approccio affascinante, che unisce visione clinica e neuroscienze applicate. Il Dott. Stefano Fraccaro ha quindi condotto i presenti nella pratica delle manipolazioni in controresistenza stretta e adattata, con la cura e la precisione di chi trasmette un’arte, non solo una tecnica.

Il dialogo tra occhi e cervicale.
La domenica ha portato un altro punto di vista, letteralmente. Il Dott. Marco Marcuz, ortottista, ha aperto una finestra su questo mondo ai partecipanti, illustrando come il sistema visivo e i muscoli intrinseci dell’occhio siano strettamente connessi alle disfunzioni cervicali alte. L’astigmatismo, le forie, le tensioni oculari non sono elementi da lasciare solo all’oftalmologo, ma segnali che il terapista manuale può interpretare e valutare. È in questi momenti che si coglie il senso profondo della formazione: quando la conoscenza si trasforma in consapevolezza clinica.

Un esame pratico… che lascia il segno.
Il corso si è concluso con la prova pratica per il conseguimento dei crediti ECM, ma soprattutto con la soddisfazione – visibile nei volti e nei commenti – di chi ha sentito di aver arricchito la propria cassetta degli attrezzi… e il proprio modo di essere professionista.

Il prossimo seminario si terrà dal 23 al 25 maggio, con focus sulle patologie del rachide cervicale medio e inferiore, nel quale sarà compreso il trattamento del colpo di frusta.

La strada è tracciata. E per chi c’era, è chiaro: non è solo una scuola, è un viaggio.